Onorevoli Colleghi! - La sentenza della Corte costituzionale n. 49 del 1992 prevede che al detenuto condannato vengano sempre prelevate dalla remunerazione le somme dovute a titolo di risarcimento del danno e di rimborso delle spese di procedimento e di mantenimento in carcere e che in ogni caso gli sia riservata una quota pari ai tre quinti della remunerazione.
      La presente proposta di legge intende agevolare il ruolo delle imprese che assumono personale detenuto, garantendo alle stesse l'assunzione a carico dello Stato di tutti gli oneri contributivi e assistenziali.
      Ciò favorirebbe l'assunzione dei lavoratori detenuti e permetterebbe un migliore inserimento degli stessi nella società, in attuazione del principio costituzionale del fine rieducativo della pena.
      Si tratta di un intervento che presenta un duplice aspetto. Da una parte, si vogliono incentivare la produzione nazionale e l'occupazione anche nei contesti delle piccole e medie imprese e, dall'altra, vi è l'aspetto umanitario basato sulla consapevolezza della necessità di offrire al detenuto, durante il periodo della detenzione, un'occasione di concreto impegno che di per sé contribuisce ad elevare il livello di civiltà delle carceri, pur nella consapevolezza che la proposta di legge, se esaminata attentamente nella sua finalità sociale, potrebbe in qualche modo apparire alquanto penalizzante per i tanti «cittadini liberi» in condizione di totale disoccupazione.
      Questa proposta di legge, infatti, vuole assicurare un trattamento di favore per i datori di lavoro, che sarebbero così incentivati ad assumere personale che versa in una situazione difficile. Fatto questo certamente apprezzabile proprio per il supporto che le stesse aziende fornirebbero allo Stato nel gestire il recupero dei detenuti cui potrebbero, d'altra parte, essere

 

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garantite una maggiore partecipazione alla vita sociale del Paese e una migliore prospettiva di inserimento nella società.
      In un periodo come il nostro, caratterizzato dalla recente concessione dell'indulto e da una possibile concessione di amnistia, provvedere al reinserimento nella società di questi soggetti, soprattutto se non si sono macchiati di reati violenti contro donne e minori, può rappresentare una motivazione e uno stimolo per tutti coloro, e sono tanti, che si sono pentiti e fortemente cercano di reinserirsi nella società.
 

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